Era una delle poche, sicure certezze. Per Nardino Previdi era fondamentale avere nel gruppo quei quattro-cinque uomini dei quali poteva sempre fidarsi, in ogni circostanza. Nelle vittorie così come nelle sconfitte. Nello spogliatoio giallorosso c’era Carlo Ancelotti, c’era Graziani e c’era soprattutto Bruno Conti.
Il miglior Bruno Conti possibile: Nardino lo conobbe a 26 anni, e nella stagioni successive l’ala destra di Nettuno fu capace di vincere un Mondiale, uno Scudetto e di giocare un’annata di Coppa Campioni da re, una competizione persa solo perché quella Roma (ma lui e proprio Graziani in particolare) vennero ipnotizzati da Bruce Grobeelaar in finale all’Olimpico, un portiere nato nello Zimbabwe e che oggi non può più mettere piede a Liverpool: da grande illusionista, rischierebbe la galera (per raggiri vari e problemi con il fisco). La leggenda si confonde con la realtà: Conti fu richiesto da mezza Europa, il Tottenham avrebbe fatto ponti d’oro per averlo. Ma Nardino disse di no, sempre. “Io a Roma stavo bene, lui lo sapeva così come era certo che insieme avremmo ottenuto grandi traguardi. Come poi è stato. Da qui – risponde il dirigente romanista da Trigoria – non me ne sarei mai andato e Nardino non forzò mai la mano. Ora, lei mi chiede un aneddoto, un ricordo suo. Ma come faccio ad estrapolarne uno solo, è impossibile! Nardino Previdi in un mondo come quello del calcio fatto di compromessi e di sotterfugi era la chiarezza in persona. Conosceva bene le persone che lo circondavano, ne comprendeva la caratura e le qualità, sapeva stare lontano da chi non fosse per bene. Lui lo era, lo è stato sempre, una persona per bene. Per me, Nardino Previdi è stato molto, moltissimo di quella Roma dello Scudetto. Se c’era un problema aveva la sensibilità di prenderti da parte e parlartene per risolverlo, non era uomo che metteva tutto in piazza. Aveva una riservatezza tutta sua, una riservatezza vincente direi”. Il gruppo da privilegiare in ogni modo nel contesto di una città esplosiva e umorale, tantatrice e imprevedibile come Roma: “Previdi era una persona corretta ma soprattutto concreta – dice Conti – Non perdeva tempo, era sempre vigile, conosceva l’ambiente e sapeva muoversi di conseguenza. È stato il migliore nel suo campo ed io ho avuto il privilegio di lavorare con lui e di conoscerlo nei suoi anni migliori. Poi, siamo sempre rimasti vicini. Mi ricordo che ogni volta la Roma veniva a giocare in Emilia, a Parma oppure a Bologna o a Modena, ci si incontrava. Bastava un caffè e la sintonia si accendeva e non solo con me, ma anche con Carlo, Ciccio, con Roberto Pruzzo e con tanti altri della Roma e non solo della Roma. È stata una grave perdita per me, per tutti quelli che lo hanno conosciuto e per il mondo del calcio. Il Torneo che sta per cominciare è un degno ricordo per un grande come è stato lui”.